Oggi non posso che condividere una riflessione con cui sono decisamente allineato. (Non è chiaro chi sia l’autore, quindi non cito)
Di recente ha visto il documentario di Netflix su Federica Pellegrini ed è stato colpito da questo passaggio: "Ad ogni allenamento nuoto almeno 6 chilometri. Ogni 50 metri faccio una trentina di bracciate. Questo vuol dire che in ogni allenamento, le mie spalle ruotano 3.600 volte. 30.000 circa ogni settimana. 120.000 ogni mese. E sono quasi 20 anni che mi alleno"
Citandolo: “Con un calcolo spannometrico, ne risulta che nel corso della sua vita lei abbia compiuto quel movimento circa 29 milioni di volte.
Come disse Aristotele in tempi non sospetti: "Noi siamo quello che facciamo ripetutamente. Perciò l'eccellenza non è un'azione, ma un'abitudine".
Ragion per cui trovo quanto meno bizzarro chi si perde nella critica delle abitudini e stili di vita altrui.
Presente, no? Commenti del tipo...
"50 libri all'anno sono troppi, che ti rimane di quello che leggi?"
"Io non lavorerei mai nei weekend, preferisco vedere gli amici"
"6 chilometri al giorno di nuoto mi sembra un po' esagerato"
La ricerca dell'eccellenza è una scelta soggettiva, sia nella quantità che nella qualità del lavoro che ci richiede. E ancor di più nell'ambito in cui vogliamo svilupparla.
I miei 70 libri l'anno possono essere troppi per te ma giusti per me. Le tue 70 ore di lavoro settimanale possono essere troppe per me ma giuste per te in questa fase della tua vita, per il progetto a cui lavori.
La morale? Scegli il perimetro della tua eccellenza. Immergiti in quelle abitudini che la rafforzano. Nuota verso i *tuoi* obiettivi. Tutto il resto è rumore di fondo.”
Che aggiungere? L’autore ha ben descritto dinamiche all’ordine del giorno. È difficile impegnarsi a diventare davvero bravi in qualcosa senza finire per essere etichettati come fissati o esagerati da qualcuno.
Buon lunedì!
Francesco