Ho letto un articolo su Il Post che parla del flow, un concetto che arriva dalla psicologia e che ben spiega un certo tipo di felicità e benessere psicofisico. Qui un estratto, un po’ lungo ma ne vale la pena:
[…] le persone apparentemente più felici erano anche le persone che rendevano meglio nei loro interessi o nelle loro mansioni. Ognuna di queste persone sosteneva di passare ampie fette delle sue giornate in un particolare stato mentale. Era uno stato di totale assorbimento e concentrazione, dove il tempo veniva distorto e l’attività svolta sembrava compiersi quasi per conto proprio. Tutti usavano parole diverse per descrivere questo stato, ma l’immagine che tornava più spesso era quella di un flusso. […] Il senso di gratificazione del flusso sembrava cospargere il resto della giornata, e le persone che lo sperimentavano quotidianamente apparivano non solo più produttive, ma anche più serene.
[…] alcune persone riuscivano evidentemente a immagazzinare meglio le informazioni e a trasformarle meglio in azioni, perdendosi meno in ciò che chiamiamo pensieri inutili, o dannosi. E la principale causa di questo loro talento era la capacità di entrare in uno stato di flow, lo stato di maggiore efficienza – quindi di minore entropia – della mente umana.
[…] Veniva dunque da domandarsi come mai alcune persone sembravano avere una maggiore disposizione ad accedervi, e, di conseguenza, se queste disposizioni erano assimilabili. I sostanziali ingredienti di questa disposizione sembrerebbero essere una sorta di allegra e meticolosa curiosità, e una particolare forma di agonismo: la prima addensa la nostra attenzione, la seconda ci mantiene in stato di flow.
Una delle affascinanti caratteristiche del flow è che per essere attivato ha bisogno di uno specifico rapporto tra un compito e la competenza di chi lo affronta. Se la difficoltà del compito è troppo alta, il sistema va in crisi, sotto forma di ansia; se invece il compito è troppo al di sotto delle proprie capacità, il sistema si annoia e si spegne. Per stare in stato di flow dobbiamo navigare in un particolare luogo in cui abbiamo il dubbio di non riuscire ma le capacità per venirne a capo.
Dobbiamo restare in una zona, per così dire, di rischio, spingerci sempre un po’ più in là.
Buona giornata!
Francesco
Curioso il fatto che proprio stamattina leggevo un noto libro di Don Norman in cui si parlava proprio di questo flow, la vita è strana a volte ;)