Tra i libri che vale la pena di leggere c’è Let my people go surfing, dove il founder di Patagonia spiega la sua filosofia aziendale.
Vi condivido un estratto sulla flessibilità di orari a lavoro (Da notare che è stato scritto nel 2005, non post pandemia):
“Ricordatevi, il lavoro deve essere divertente. Vogliamo che i nostri dipendenti abbiano vite ricche e ben riempite. I nostri orari sono sempre stati flessibili, da quando eravamo piccoli fabbri che chiudevano bottega non appena c’erano le onde giuste per andare a surfare. Basta che il lavoro venga fatto e che gli orari flessibili non danneggino i colleghi.
Un vero surfista non pianifica di andare a fare surf martedì prossimo alle due. Ci va quando le onde, la marea e il vento sono giusti. Lo stesso vale per lo sci fuoripista! Bisogna battere il ferro finché è caldo. Così è nata la nostra formula orari flessibili Let my people go surfing. I nostri dipendenti ne approfittano per beccare un’onda lunga, fare una formazione o per essere a casa prima che i bambini tornino da scuola.
Questa flessibilità ci permette i non perdere dipendenti preziosi che amano troppo la libertà e lo sport per adattarsi a un sistema più rigido. Quasi nessun dipendente ha mai mai abusato di questo privilegio.”
Che dire… sono molto d’accordo con la filosofia di Yvon Chouinard. Anche dalla mia esperienza posso confermare che difficilmente i collaboratori abusano della flessibilità concessa.
Esperienze o considerazioni da condividere in merito?
Buon weekend!
Francesco
Ero un grande sostenitore degli orari flessibili. Poi ho lavorato prima in una azienda tedesca, poi in una azienda italiana ma molto rigorosa.
Non per cattiveria o per rigidità. Per rispetto. Pochissimi straordinari se non volontari, nessuna competizione per chi rimane più a lungo. Massima sovrapponibilità e compresenza delle persone negli uffici. Mi sono trovato benissimo, e cosi la stragrande maggioranza dei miei colleghi.
La mia esperienza di orari flessibili si conclude quasi sempre con un cannibalismo dei tempi privati.