Sento spesso dire che successo chiama successo, e viceversa. È un di quei detti che trovo abbastanza veri.
A tal proposito ripropongo una riflessione di Gilberto Cavallina:
“Ci sono mondi in cui il successo chiama successo.
E il lavoro è uno di questi.
Ogni volta che veniamo scelti rendiamo più probabile l’essere scelti di nuovo.
Prendiamo due candidati per una posizione lavorativa.
Il primo studia a lungo, si prepara per il colloquio.
Il secondo invece, per pigrizia o sfiducia, non fa nulla.
Il giorno delle selezioni la differenza tra i due è evidente, e il recruiter fa quello per cui è pagato: sceglie il candidato migliore.
E in quel momento la differenza tra i due candidati aumenta ancora.
Il primo ha un lavoro, il secondo no. E avere un lavoro ti costringe ad imparare nuove competenze, metterti in gioco, conoscere persone.
Ti rende un candidato migliore per tutti gli altri lavori.
Riduce il rischio percepito da chi dovrà sceglierti in futuro.
Il successo chiama successo.
Lavorare aumenta le probabilità di trovare un nuovo lavoro.
Rimanere fermi aumenta la probabilità di rimanerlo ancora a lungo.
Il fatto è che il più delle volte siamo noi entrambi i candidati.
Tra le infinite versioni di noi stessi possiamo scegliere chi vogliamo essere.
Nessuna candidatura, nessun colloquio, nessuna attesa.
Possiamo impegnarci, crescere e farci trovare pronti, o possiamo rimanere fermi e aspettare.”
Voi siete d’accordo con questo detto?
Buona giornata!
Francesco
Ciao Francesco, concordo pienamente con questa 6AM. Attualmente sto terminando la mia esperienza lavorativa durata 6 anni, non perché mi trovassi male o altro, ma per una ricerca di novità e un nuovo inizio, spero sia utile anche in una futura ricerca lavorativa. Sempre un piacere leggere questa mail ogni mattina nel tratto casa-ufficio.
Buona giornata.
Ciao Francesco,
credo che la risposta alla tua domanda di chiusura sia nell'ultimo capoverso dello scritto di Cavallina (non riportato nella tua 6:am Review di oggi).
"Essere la migliore versione di noi stessi dipende solo da noi."
Devi essere prima di tutto te stesso (e non un immagine riflessa di quello che desidera il datore di lavoro).
Per esserlo al meglio devi poi essere preparato e, cosa importante, essere disposto a metterti in gioco.
La confort zone non è sempre la scelta giusta. :-)
A presto
Mario